Carabinieri: Poligoni e esercitazioni di tiro in tempo di corona virus
È proprio vero, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e non c’è cosa peggiore che aver a che fare con chi si sente al di sopra di qualsiasi cosa, anche di una pandemia che sta mietendo vittime e che fa registrare decine di migliaia di contagi al giorno.
Nulla li ferma, nemmeno le recenti morti di alcuni colleghi.
Purtroppo ci troviamo costretti a dover tornare sull’argomento affrontato con il comunicato “Usi Obbedir tacendo e tacendo morir”, nel quale riportavamo la voce di colleghi esasperati dal modo in cui veniva gestita l’emergenza corona virus dai Comandanti di alcuni reparti, ma ciò non è bastato, perché l’Arma si sta proprio comportando come il peggior sordo e come chi si sente al di sopra delle parti, infatti, non riesce proprio ad adottare le più elementari precazioni per tutelare il personale dal contagio da covid-19 e solo per rispettare in modo ossessivo le tabelle di marcia di alcuni servizi a prescindere da tutto il resto, mettendo a serio rischio la salute del personale.
Né è la prova ciò che sta succedendo con l’esercitazione dei tiri a fuoco nei poligoni al chiuso. È ormai risaputo che le attività svolte al chiuso, espongono al rischio, e che non basta l’utilizzo dei D.P.I. da parte degli operatori, ma è necessario adottare misure preventive molto più efficaci, come raccomandano in generale anche gli ultimi DPCM.
Ma con tutto ciò, tanti Carabinieri sono chiamati a espletare le esercitazioni nei poligoni al chiuso. Quindi, invece di cercare di evitare le situazioni di aggregazione, queste vengono volutamente e colpevolmente disposte.
Gli ambienti di un poligono al chiuso rappresentano, di sicuro, situazioni a rischio tra vapori emessi dalle armi da fuoco, aerosol del personale che deve fare prima le prove di tiro in bianco e poi la sessione di tiro, senza poi contare occhiali di protezione e cuffie che sono obbligatorie da indossare durante le esercitazioni ed armi di reparto che vengono scambiate dagli operatori sulle postazioni di tiro, tutte cose che aumentano in modo esponenziale le possibilità di contagio.
Ora ci chiediamo, sperando di essere ascoltati e di avere anche un riscontro così come e’ previsto da sentenza 120 / 2018 e dal parere consiglio di stato entrambi ignorati da 2 anni, perché non sospendere le attività di addestramento al tiro rimandabili a dopo dicembre 2020, magari in attesa che la curva dei contagi inizi a scendere, o che la situazione si normalizzi.
Anche se a nostro parere le sessioni di tiro già programmate rientrano tra le attività sicuramente rimandabili, se proprio il Comando Generale ritenga irrinunciabile terminare le tali esercitazioni, allora perché non utilizzare i poligoni all’aperto?
All’uopo richiamiamo proprio la circolare 315/24-1 del I Reparto SM – Ufficio Addestramento e Regolamenti del 27 maggio scorso “Misure per il contrasto e il contenimento del diffondersi del virus covid-19. Ripresa dell’addestramento al tiro”, nella quale, ritenendo prioritaria la salute e la sicurezza dei militari si raccomandava di utilizzare per quanto possibile poligoni aperti o chiusi a cielo aperto.
Che la mano destra non sappia cosa fa la mano sinistra e che si propongano circolari che poi non sono minimamente rispettate, è davvero grave. Anzi, viene da chiedersi: a che pro sono diramate? Giusto per riempire le caselle di posta elettronica?
Dobbiamo considerare il Comando Generale come untore? Come colui che incurante delle norme da lui stesso diramate, si comporta esattamente all’opposto?
Noi continuiamo a rimanere vigili e a denunciare tutte le indicazioni che arrivano dalla base e continueremo a far sentire la nostra voce, ma i sordi continueranno a voler rimanere sordi e a credersi al di sopra della pandemia?
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